MedPhotoFest 2020

Guardiamo alla sequenza proposta da Maurizio Galimberti: che succede quando lo strumento è rivolto verso la bellezza che altri autori hanno già realizzato in forma compiuta e soddisfacente? Succede che quella forma “rivive” e spiega le ragioni del suo fascino, della sua grazia, del suo splendore.

E pensare che quelle immagini appartengono ad un tempo, il primo Novecento, allorquando ci si voleva liberare da ogni costrizione intellettuale, politica, ideologica. Sono le immagini di Man Ray e di Paul Outerbridge, autori che spesso attraversarono con difficoltà le polemiche e gli scandali provocati dalle loro opere. Eppure dalle ceneri di quegli scandali le opere rivisitate, fatte risorgere dal nuovo intervento di Galimberti, oggi testimoniano a favore della necessità di ripartire da una riflessione sulla nostra bellezza, quella del nostro corpo, quella della nostra persona.
Ed ancora: che cosa accade se riprendo la necessità della mia corporeità e lascio penetrare le sue ragioni e i suoi bisogni? Scopro, magari, non solo i centri dei miei interessi sensuali ma i segni del tempo, le sue meccaniche celesti ed infinite, le sue musicalissime armonie. Ritorna, allora, la semplicità della visione di Weston, rivoluzionaria ed innovativa e, col maestro americano, recuperiamo la lezione di Carla Cerati e di un certo Brandt: la visione del nostro corpo non può, infatti, prescindere dalla nostra contemplazione e dalla nostra riflessione trascendentale e non può ignorare la nostra corporeità, la nostra “ciccia”!
E qui si innesta il senso armoniosamente colorato del tempo quotidiano, quello attraversato dal nostro corpo e che si riflette negli oggetti e negli spazi che gli stanno accanto. L’attenzione alle ombre portate, tra le quattro pareti degli spazi domestici, struttura, nella visione della nostra fotografa il teatrino di sempre, quello della semplice, effimera ricchezza del quotidiano, quello eterno, ineffabile delle grandi attese, delle grandi speranze. Il tempo sembra sospeso, è
in attesa, ma in quello stesso tempo qualcosa va maturando. Riaffiorano così considerazioni proustiane, ricerche di un tempo che sta per scomparire.
Pippo Pappalardo

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