Sonia Loren Mostra Personale “Submersa”
“Submersa”, Indagine al femminile Mostra della Visual Artist Sonia Loren
La Mostra. La visual artist Sonia Loren esplora la questione di genere e le discriminazioni
“Fin da piccola mi interrogavo sul ruolo di sottomissione a cui erano costrette le donne”
Sonia Loren, nata a Chapecó (Santa Catarina, Brasile) è un’artista visiva, laureata in Arti visive e post-laurea in Cinema e Realizzazione Audiovisiva presso l’Università Comunitaria Regionale di Chapecó. È fondatrice e presidente, dal 2010, di Adentro, Associazione degli Artisti Visivi della Regione Ovest di Santa Catarina, dal 2010, che ha ottenuto numerosi premi a livello locale, statale e nazionale.
Sviluppa la sua ricerca artistica attraverso il linguaggio della fotografia, dove cattura scene con tagli ben definiti e crea nuove immagini attraverso interferenze digitali, cancellature, utilizzo di oggetti e altri esperimenti.
Nel suo processo creativo indaga le possibilità di editing dell’immagine, cercando similitudini e collegamenti tra cinema, letteratura, memorie affettive e collettive, poetica del divenire e dell’impulsività nell’agire.
Dal 2008 ha realizzato più di ottanta mostre collettive e personali. Ha tenuto la sua prima mostra personale nel 2012, “Memories of the Other Time/Now”, col testo curatoriale di Fernando Boppré, presso la Galeria de Arte Dalme Marie Grando Rauen a Chapecó. Nel 2017 e 2019 ha partecipato alla XIII e XIV Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea nel Polo museale di Curitiba/Florianópolis. Ha esposto una sua personale alla XIV edizione del Med Photo Fest di Catania, nel 2022 e al Caffè Fotografico, a Napoli, nel 2023. Quest’anno le è stato assegnato, nell’ambito del Med Photo Fest 2023, il Premio Mediterraneum 2023 per la Fotografia Internazionale d’Autore. Sue opere sono presenti in archivi e collezioni nazionali ed estere.
Submersa – O corpo como anima (2021-2022).
Submersa investiga a imagem em movimento de um vestido de noiva posto, em primeira instância, em
um estado aquoso. O vestido, idealizado e encomendado para as experimentações artísticas, protagoniza
a ação. Em algumas cenas a artista se coloca como personagem a performar, no entanto o interesse
investigativo da série passa pelas camadas de apreensão de um devaneio, da profundidade das relações
e do desejo.
Submersa é apresentada aqui como um caminho para submergir, busca em suas referências visuais
destacar a profundidade liquida, a água como símbolo da opressão, o fôlego que leva a superfície como
símbolo da vazão, a textura da construção pictórica, o vestido e corpo como animas.
Francine Goudel – Curadora e historiadora de artes Natural de Chapecó (SC, Brasil) sou artista visual, graduada em Artes Visuais e pós-graduada em Cinema e Realização Áudio Visual. Desenvolvo minha pesquisa em arte através da linguagem da fotografia, onde capturo cenas com cortes precisos, procurando criar novas imagens através de interferências digitais, rasuras, utilização de objetos e outros experimentos. Em O corpo como anima as manipulações passam por imagens autorreferenciais, onde meu corpo se torna o principal substrato. Como personagem tenciono o local desta mulher na imensidão de sua existência, buscando sair da submersão-submissão, o corpo que agora é protagonista da quebra de fronteiras. Submersa, em espectro de sonho, problematiza a simbologia do vestido de noiva atrelado ao corpo feminino, as questões de liberdade e sexualidade.
Sonia Loren
A volte, nel corso della nostra vita, per risalire la china o la profondità del mare è necessario, davvero,
toccare il fondo. E non basta, occorre che qualcosa o qualcuno possa aiutarti a riprenderti la vita che avevi
smesso di amare o che avevi nascosto a te stesso. Nel capolavoro di Franco Battiato, “la Cura”, la propria
anima rimasta intatta, anzi migliorata con gli anni, superando le avversità del tempo e dello spazio, riesce
a collocare sulle proprie spalle il flebile corpo che, al contrario dell’anima si è trasformato, invecchiato,
acciaccato sotto il peso del tempo e della fatica di vivere.
Ricordo, come fosse ieri, un giorno di settembre, in quel di Acicastello, villeggianti dell’epoca, quando,
ancora ragazzo, sfidavamo con i miei amici le prime onde del mare d’autunno. Conoscevamo a memoria
tutte le rocce sottostanti il livello dell’acqua, riuscendo a “ammaestrare” il moto delle onde sugli scogli.
L’ultimo giorno di quell’autunno del ’63, improvvisamente, un’onda anomala, alta più di cinque metri, si
abbatte, prima degli altri, più vicini alla riva, su di me sommergendomi totalmente, facendomi sbattere
schiena e gambe sugli scogli sottostanti, senza avere né la possibilità né la forza di risalire per tornare a riva.
E subito dopo un’altra onda ancora più violenta, riuscirà a togliermi totalmente forza e capacità di reagire.
Non ricordo come e quando, sono riuscito a rivedere la luce del cielo e i miei amici che, più vicini alla riva,
erano riuscito a mettersi in salvo. Evidentemente qualcuno si era preso “cura” di me per farmi riemergere e riprendere la mia vita che sembrava volesse spegnersi.
Il lavoro fotografico di Sonia Loren riesce a trasmetterci queste sensazioni, riportandoci ad assaporare
e a ricordare il necessario “colpo di reni” occorrente per reagire e per farci riemergere. La stessa sensazione, del corpo come anima e dell’anima che si prende in carico il corpo per farlo rivivere, farlo diventare un’altra persona, nel caso di Sonia, non più una donna da sacrificare e da sottomettersi, ma un’anima che chiede prepotentemente di vivere liberamente secondo il dettato della propria interiorietà, non più schiava sottomessa, ma regina di vivere libere le proprie passioni e emozioni. Le immagini di Sonia Loren accompagnano l’excursus dell’anima e del corpo della donna che riesce a uscire fuori, sbaragliando concezioni antiquate e sottomissioni alle abitudini, ribaltando e rifiutando l’assuefazione di vivere il proprio universo femminile ossessionato da insicurezza, fragilità, inquietudine, dolore, incapacità ad amare, a volte anche di sopravvivere se non a vivere.
Le immagini di “Submersa” rispecchiano, invece, la capacità di reagire alle disillusioni, potendo esprimere
liberamente e con personalità i propri obiettivi, ma anche gli affetti, gli amori, le ambizioni. Tutto quello che comporta la ricerca e il raggiungimento del proprio spazio di vita.
Vittorio Graziano
Ciò che abbiamo in comune è la necessità di doverci separare.
L’attuale sfida di lasciarsi andare al proprio “io” narcisista non è lo stessa per le donne. Per coloro la cui esistenza è sempre stata legittimata dal riconoscimento degli altri, guardarsi dentro rimane un’affermazione potente. Gesto immorale con effetto di peccato. Ciò che Sonia ci mostra qui è tutt’altro che divino. È semplicemente umano.
“Outra” viene da alter, una delle due, o l’una o l’altra. L’alterità si fa nel “non-io”, nel riconoscimento della differenza che ci permette di relazionarci, di essere al posto di chi non siamo, di sentire ciò che l’altro sente. Causare o subire un cambiamento, trasformare qualcosa, alterare. Questo è quello che fa Sonia: alterare. Le sue immagini sono alterazioni. Di lei, della fotografia, di noi, degli altri.
Cercando gli altri intorno e dentro di sé, una donna può scoprire chi le ha insegnato ad essere, com’era una volta, che adesso non è più. Potrebbe scoprire chi vorrebbe essere d’ora in poi. Questo può portare alla percezione di aver sempre svolto male il compito di esistere.
Tale impegno viene abbandonato dopo essersi occupati degli altri.
Quando una donna comincia a trascurare i propri impegni, lascia cadere nello scarico del lavandino il significato della parola donna così come l’ha appresa, al singolare. Quindi devi masticare i fiori che i tuoi antenati non hanno mai ingoiato. Il tuo corpo, il nostro corpo, diventa la casa di coloro che sono venuti prima, sopravvivendo e ansimando. Saremo loro in alcuni momenti delle nostre storie. Nei gesti e negli sguardi delle nostre madri, nelle pieghe del corpo delle nostre nonne, in ciò che non possiamo impedire che le nostre figlie si ripetano. Nelle differenze di coloro che sono sconosciuti, le cui realtà sono difficili da comprendere. Nella nudità di chi fugge dalla finestra.
Sottoponendo il suo corpo all'(anima)zione, Sonia rivela come un istante di sovrapposizione fotografica possa ingannare l’occhio, provocando la sensazione del movimento. E il sentimento si muove già molto. Una silhouette prende vita in un teatro d’ombre dietro il velo trasparente del crepuscolo. L’istante si estende all’infinito, per generazioni.
Per un secondo, l’anima attraversa il proprio corpo provocando quel brivido che non può essere bloccato né allontanato. Come lo spavento o il piacere. Stop-motion: pausa e movimento.
Cercare gli altri di sé richiede certamente il coraggio di non amare ciò che si vede, o di piacere molto, moltissimo. Il coraggio di non sapere più chi sono io, chi è lei e cosa di me è suo, cosa di mio non è più mio, cosa ci rende “altri”.
Quando Sonia dice “noi/altre”, noi siamo e anche cessiamo di essere. È forte la tentazione di sfruttare la certezza di sapere già chi è, associandola a ciò che ci è di più familiare. Siamo sedotti dall’idea che il corpo femminile debba essere sensuale in quanto l’eros, per noi è ciò che supponiamo ci sia in noi stessi. Ma la sensualità nelle immagini realizzate da Sonia sta nel registrare e imporre il proprio “corpoanima”. Nel riposizionarsi più lontano dai luoghi che non ti appartengono più o nell’abbandonare quel luogo immediatamente dopo. È così che molte donne aggrediscono la realtà “rimanendo vive”, infierendo con durezza e vigore. La casa è già demolita. Non è possibile trovare le donne tra le macerie, perché qualcosa o qualcuno le ha fatte fuggire prima del terremoto.
Diane Sbardelotto
“Submersa”, Indagine al femminile Mostra della Visual Artist Sonia Loren
Fotos Submersa – o corpo como anima Sonia Loren
Approfondimenti
Sonia Loren su Instagram
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Galeria Neocy Fin recebe a exposição Submersa
https://www.chapeco.sc.gov.br/noticia/7497/galeria-neocy-fin-recebe-a-exposicao-submersa