“Submersa”, Indagine al femminile Mostra della Visual Artist Sonia Loren

La Mostra. La visual artist Sonia Loren esplora la questione di genere e le discriminazioni
“Fin da piccola mi interrogavo sul ruolo di sottomissione a cui erano costrette le donne”

Submersa Indagine al femminile Mostra della Visual Artist Sonia Loren
Submersa Indagine al femminile Mostra della Visual Artist Sonia Loren

SONIA LOREN, SUBMERSA

Pina Mazzaglia

Nel corso della storia la donna ha dovuto lottare per vedersi riconosciuti alcuni diritti. Ed essere libere è la più sudata delle conquiste. Attraverso una comunicazione diretta e sfruttando le potenzialità della macchina fotografica Sonia Loren, Chapeco (Santa Catarina, Brasile) esplora il delicato problema della “questione femminile”, le storture create da uno sguardo solo maschile sul mondo, la subcultura sessuale, radice di discriminazioni e pregiudizi, la decostruzione di relazioni coercitive e il processo di emancipazione che porta alla ridefinizione del sé. Dentro il simbolico di Submersa ci sono le ombre, ma anche le luci del nostro tempo, le storture sistemiche, i punti di arresto e i passi difficili sul cammino per la parità di genere; i progressi che sono stati compiuti e riconosciuti; i macro-temi nella lotta contro ogni violenza. Sonia Loren è Visual Artist, specializzata in Cinema; i suoi progetti si basano sul linguaggio della fotografia e della cinematografia. Dopo l’esposizione della sua mostra personale Submersa svoltasi presso il Castello Ursino di Catania, in occasione della 14ˆ edizione del MED PHOTO FEST Internazionale, la stessa verrà trasferita e inaugurata, a partire dal 19 novembre, presso l’Auditorium di Castelmola.

Submersa affronta la “questione di genere” e le tante discriminazione che vedono le donne costrette a un ruolo subalterno. C’è stato un evento che ha scatenato questa ricerca?

Sono nata nel silenzio imposto dalle consuetudini del tempo. Fin da piccola mi interrogavo sul ruolo di sottomissione a cui erano costrette le donne. Poi le ho osservate nella vita reale attraverso i loro racconti e le loro storie, nelle produzioni cinematografiche e nella letteratura come Sor Juana Ines de la Cruz (1648 o 1651, Messico) forse il primo esempio di difesa ed esaltazione delle donne nel continente americano e punto di riferimento nel mio lavoro: tutte donne discriminate e senza possibilità di scegliere. C’è anche l’aspetto autobiografico. Nella serie Submersa, l’abito da sposa, rituale di passaggio, è stato pensato come uno spartiacque. Per me donna e artista è il simbolo stesso della perdita di individualità.

Perché le interessa raccontare l’universo femminile?

Submersa si presenta qui come un modo per immergersi, cerca nei suoi riferimenti visivi di evidenziare la profondità liquida, l’acqua come simbolo di oppressione, il respiro che rappresenta la superficie come simbolo di flusso, la trama della costruzione pittorica, l’abito e il corpo come estensione dell’anima. Affronto temi che coinvolgono l’universo femminile molto attuali in tutto il mondo. Submersa rispecchia la capacità di reagire alle disillusioni, di esprimere liberamente i propri obiettivi, ma anche gli affetti, gli amori, le ambizioni. La donna di Submersa diventa volo, può viaggiare in qualsiasi direzione per il raggiungimento del proprio Spazio di vita.

Come si è avvicinata al mondo della fotografia?

Ho iniziato a fotografare da bambina attenta e sensibile alle piccole cose che spesso passavano inosservate agli altri. Dapprima ho fotografato con la mente. Tutti questi ricordi mi hanno accompagnato fino all’età adulta.

Ci sono scatti che le piacciono particolarmente?

I temi relativi alla libertà e alla personalità della donna.

Spesso le donne, a differenza degli uomini, che sono per lo più complici, sono più dure l’una con l’altra. Si è chiesta il motivo?

Purtroppo, ancora oggi, le donne pretendono molto dalle altre donne, essendo spesso prevenute e conservatrici, criticando, stigmatizzando e diffamando chi spesso adotta comportamenti più liberi. Alcune ricerche sulla discriminazione di genere evidenziano che, molte donne sono insoddisfatte, invidiano la libertà che tante hanno raggiunto e che anche loro vorrebbero avere ma che reprimono perché soggiogate da una mentalità maschilista.  C’è anche il problema della concorrenza, una lotta che fa sì che in troppe occasioni le donne si considerino nemiche tra loro, invece che alleate. Penso che non si debbano sottovalutare le belle caratteristiche del nostro essere donne, come l’intelligenza emotiva, la capacità di dialogo e la compressione, così bella e indispensabile.  


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